E dissero che la poesia, quella, avrebbe salvato il mondo. “Quella quale?” Chiese qualcuno mentre i poeti erano in giro ad attaccare le loro poesie sui muri, alle pensiline degli autobus, sotto i tunnel delle metropolitane, sopra le facce dei manifesti propagandistici dei politici. “Quella”, rispose uno con le mani sporche di colla, la gente vuole la poesia, ne ha bisogno, e noi gliela portiamo, perché se gliela portiamo la gente apprezzerà, perché la gente è sensibile, non gli interessa il nuovo modello di Iphone la gente in realtà vuole la poesia, gli hanno fatto il lavaggio del cervello, ma tutte le persone sono sensibili e vogliono leggere versi di poesia, “Quali versi?” chiese uno ma i poeti erano già ripartiti per un’altra città dove avrebbero attaccato altre poesie sui muri, le avrebbero lasciate nelle cassette della posta, messe fra il tergicristallo e il parabrezza delle macchine al posto della pubblicità, ma dove erano state lasciate le poesie la gente passava e non guardava, c’era una poesia alla fermata dell’autobus e una signora spostò la poesia e si mise seduta, e passò un ragazzino che vide una poesia attaccata al muro e tirò fuori un pennarello e scrisse “maledetti poeti che sporcate i muri andate a lavorare” e una ragazza lesse qualche verso al suo ragazzo mentre erano in piedi davanti a un cartellone pubblicitario dove era stata attaccata una poesia e il ragazzo disse “Andiamo che facciamo tardi” e passò il tempo e venne la pioggia che cominciò a scolorire le poesie attaccate sui muri anche quella dove c’era scritto “Un inchiostro sbiadito è più forte della miglior memoria” dove qualcuno sotto aveva scritto “Purtroppo”.
(clicca sull’immagine per ascoltare la poesia con delle musica sotto e altre cose)
Bellissimo bellissimo pezzo Ale.