Maddalena ha veramente una vita precaria. Precaria in un modo peculiare. E lei forse nemmeno lo sa. Supponiamo che non lo sappia, in fondo chi è mai stato il personaggio di un libro? Chi ne ha mai intervistato uno? I suoi sentimenti invece li sappiamo perché possiamo inventarli al momento. Molti scrittori dicono che i personaggi vivano una vita propria. Detta così sembra ridicolo. “Ma non è lo scrittore che decide?” Chiede la ragazza con la mano alzata in fondo alla sala. E certamente è anche così. Ma da un certo punto di vista, una particolare scuola di pensiero, vuole che in realtà lo scrittore sia solo un mezzo attraverso la quale le parole fluiscono, un po’ come i cavi elettrici per la corrente, in forma primitiva, ma anche simili a radio, in forme più evolute, ci si può sbizzarrire nella metafora. D’altronde siamo qui per questo, disse uno con un’aria tremendamente afflitta, uno scrittore – altro particolare, se si vuole avere una visione più chiara della questione – lo scrittore per scrivere deve stare solo, non è una bella vita alzarsi la mattina con l’irrazionale obiettivo di riempire spazi vuoti con le parole, le parole sono l’unico problema grave che abbiamo, come razza, stare ore e ore seduto a scrivere nuoce gravemente alla salute, al cinema lo scrittore senz’altro appare più accattivante, il bel protagonista viene mostrato in una scena da un minuto dove la notte fuma e scrive, poi solo belle avventure, riprese di tramonti, ragazze depresse con gli occhi cerchiati di nero a cui leggere poesie sui tetti, poiché quello di cui stiamo vedendo il film è uno di quelli che ce l’ha fatta, secondo la visione comune, stiamo assistendo alla sua sublimazione cinematografica, quando la tortura dello scrivere purtroppo, vista da un lato puramente documentaristico sulla specie, riguarda in egual misura sia l’autore acclamato a livello mondiale che il portiere di notte che nessuno pubblicherà mai, essi sono sottoposti a una simile sventura – frasi come “il piacere dello scrivere” sono bugie che vengono raccontate a sé stessi, a volte a fin di bene, ma niente è più innaturale e asservito al mondo dell’invisibile come la scrittura, e chi si adopera in queste faccende ne viene ripagato come minimo con un’aria tremendamente afflitta, come dicevamo, mentre Maddalena dalla sua vita precaria di personaggio in questo momento cammina lungo Via delle Belle Arti, e non sa cosa succederà, ha dei problemi, possiamo immaginarla graziosa ma con dei problemi, problemi dati dalle parole, per esempio, “laurearsi”, “famiglia” o “essere accettati” , o più brutalmente “Chi sono io”, e perché sto camminando in Via delle Belle Arti, in funzione di cosa, per quale motivo un ragazzo con un topo che gli entra e gli esce dal cappuccio mi colpisce la spalla, perché improvvisamente parlo in prima persona, da dove mi è piombato questo dono naturale? So che devo andare in Facoltà, sto camminando per andare in facoltà, il cielo è coperto ma c’è un po’ di sole, sento che mi viene il ciclo, improvvisamente, sento aprirsi qualcosa in me e fluire, nella mia mente mi si proiettano immagini artiche di enormi lastre di ghiaccio che si staccano dal pack, sento come ami che tirano piccole sfere all’interno del mio corpo, mi mordo una guancia, piccole sfere di sangue chiamate dalla gravità, questa è Maddalena, non esisteva, è sempre esistita, ha camminato per Via delle Belle Arti, le è venuto il ciclo, si è morsa una guancia, sente il sapore metallico del sangue in bocca, si stuzzica la parte abrasa con la punta della lingua, tutto questo adesso, senza una reale ragione, ha deciso lo scrittore, dice una ragazza con la mano alzata dal fondo della sala, ha deciso lo scrittore, oppure no.
“sento che mi viene il ciclo, improvvisamente, sento aprirsi qualcosa in me e fluire”.
effettivamente. solo che è mestruo parzialmente coagulato, scuro, quasi nero.
come l’inchiostro.
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surreale incongruenza.
“com’è successo, allora, che sei rimasto incinto d’una storia?” – chiede il nano in piedi con la mano alzata (sennò non lo si vede) in fondo alla sala.
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