Figli delle stelle

Lunedì non esco di casa. M’intestardisco in piccole faccende, come consultare ossessivamente la mia pagina su Wikipedia. C’è qualcuno che si ostina a inserire dettagli tragicomici riguardanti la mia vita, e io li correggo, li segnalo, li cancello. È come tenere unite varie parti del proprio corpo, non so come dire, accertarmi di avere ancora le mani, i piedi, i capelli. Guardo parecchia televisione, ogni tanto lo faccio, per sapere cosa dicono, cosa fanno. Ma non cambia mai niente.

Martedì faccio una bella passeggiata, vado addirittura in un parco e mi sorprendo a guardare le ombre, le persone che stanno sdraiate al sole. Sono tutti in infradito o sandaletti. Ho pensieri filosofici essenziali, sfinenti e inconcludenti. La nostra generazione, ma anche quella passata, e quella a venire. Le solite cose. Ci manca una guerra, un grande ideale. Non abbiamo niente per cui combattere realmente, non stiamo né bene ne male, cosa possiamo farci. Ci inventiamo cose in cui credere. Postiamo foto di patatine di Mc Donald che restano immutate per anni. Difendiamo gli animali. Siamo contro le banche, ma non c’è soddisfazione, che gusto c’è a essere contro le banche, non hanno un volto. Vorremo bruciare tutto ma non vogliamo perdere niente. La nostra tranquillità ci sta uccidendo. Non speriamo in niente, continuiamo solo a cambiare vestiti. Ci stiamo rimpicciolendo, penso sotto un platano. Sempre che sia un platano. Il nostro soffio vitale, ciò che ci rende uomini, si sta rattrappendo. Sempre di più alla fine ci sta incatenando davanti a uno schermo. Cambiamo solo opinione ma solo perché avere sempre la stessa ci annoia. Ci annoia anche parlare di queste cose, del fatto che siamo un generazione senza ideali, senza valori, senza obiettivi. Ne abbiamo già discusso e ci siamo annoiati.

Mercoledì esco con gli amici. Siamo seduti, siamo in piedi, siamo dentro a delle macchine, sotto un archetto, in centro, oppure seduti davanti a delle tovaglie di carta, a scegliere i nostri cibi. Muoviamo le facce, diciamo cose che abbiamo sentito o letto, cerchiamo di apparire brillanti, di far sorridere l’altro. Le ragazze continuano ad accavallare le gambe, attentissime ai loro capelli, noi continuiamo a muoverci con le mani in tasca, sperando che qualcuna di loro ci faccia un segno, ci accetti. Se va bene restiamo seduti a bordi di lettucci cigolanti, in mutande, ciascuno chiuso dentro al proprio corpo. Se va male ce ne torniamo a casa e guardiamo un semaforo, poi in casa chiudiamo a chiave, tiriamo giù una serranda, ci laviamo i denti.

Giovedì mi vado a tagliare i capelli, prendo un aperitivo su una terrazza, mi vesto di bianco, cerco di camminare lentamente, come i personaggi nei film di Refn. Mi sono tagliato i capelli quasi a zero. Mi tocco il cranio con la mano, la passo avanti e indietro e sento l’attrito. La mia ombra in terra mi sembra quella di un altro. Mi bacio con un ragazzo la sera, un ragazzo magro e biondo con le sopracciglia curatissime. Mi chiede se voglio andare a casa con lui a guardare strade perdute di Lynch. Non ci vado, me ne torno a casa e mi metto a leggere un libro nella vasca da bagno, accendo anche le candele, cerco di dare un senso alle mie azioni, mi comporto come se avessi una telecamera puntata addosso, ancora il personaggio di un film di Refn, che viene ripreso mentre si fa un bagno con le candele accese leggendo la biografia di Malcom X, senza muoversi mai, sempre ripreso all’interno di una cornice.

Venerdì resto in casa a guardare dei filmati porno e a bere rum e succo di pera. Ho due bicchierini, da mezzogiorno, vicino a me sulla scrivania, quando smetto di bere perché mi brucia lo stomaco è già sera e ho visto centinaia di filmati di Sasha Grey, guardo Sasha Grey tutto il giorno, perché adesso fa la scrittrice. La guardo muovere i piedi davanti alla telecamera, la guardo penetrata su ogni divano d’America, quindi guardo un’intervista recente dove parla di sé, è vestita in maniera molto castigata e sembra saggia. La telecamera la riprende in maniera artistica, le riprende le mani che mischiano un mazzo di carte, si sfoca e si mette a fuoco di continuo, mostrando dettagli di Sasha Grey. Finisco leggendo il blog femminista di Stoya Doll dove lei si esercita in esercizi filosofici riguardo alla pornografia e ne sono tutti entusiasti.

Sabato vado al mare, passeggio sul litorale. E’ una qualche notte bianca, le persone si accalcano nei bar illuminati di blu, musica da discoteca ovunque, palme di plastica, ciabattine strascicate, persone curve che spingono passeggini. Un uomo seduto con le gambe aperte a cavallo di un muretto bianco. Nelle piazzette si balla. I giovani separati dai vecchi. Adesso un’ultima baciata, annuncia il gruppo del liscio. Ma i vecchi, che sembrano stati tirati fuori da qualche congelatore e caricati a molla non vogliono smettere di ballare. Ruotano lentamente, alcuni molto concentrati, come se stessero adempiendo un compito. Alcune vecchie sedute battono le mani a tempo ai bordi di grandi tavoloni di legno, ma la serata sta finendo. Chiedo da accendere a due giovani con i piedi a mezz’aria su un muretto. Hanno camice hawaiane. Un fazzoletto resta incastrato in un rametto di una pianta che non riconosco, dentro un vaso. Il vento lo scuote e lo scuote ma il rametto se ne sta lì, scosso dal vento. Passano due tredicenni in bicicletta, lei è in piedi sul portapacchi, lui è a torso nudo, e improvvisamente lascia il manubrio, alza le braccia. Siamo figli delle stelle, urla. Lei dietro ride, li seguo con lo sguardo allontanarsi zigzaganti, come una cometa nell’oscurità.

Spitzer-Uncovers-Star-Hatchery

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Un pensiero su “Figli delle stelle

  1. diario di un’alienazione indiana potente.
    “Vorremo bruciare tutto ma non vogliamo perdere niente” direi che fotografa benissimo. ma le guerre ce le abbiamo, eh, se ce le abbiamo: anche nel vecchio continente, ormai è in corso una devastante guerra tra poveri.
    bella l’idea quasi zen di cercare “di dare un senso alle azioni” “senza muoversi mai”.
    curioso anche notare come il mondo sia vario: c’è chi si eccita con la pornografia e chi si eccita facendo discorsi filosofici sulla pornografia, il che rimanda a vecchi discorsi sulla pornografia della parola, che una volta iniziati, per ovvi motivi, sono destinati a finire in stallo.
    : )
    chissà se siamo più figli delle stelle o delle stalle o dello stallo… in ogni caso, anche in questo brano, ti ritrovo in gran forma.

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