Charles Bukowski non ha bisogno di presentazioni.
Ha scritto circa 60 libri, hanno pubblicato tutto quello che hanno trovato dopo la sua morte, ne hanno scritti altrettanti sulla sua vita, con le sue interviste, con le sue lettere.
I critici non l’hanno mai apprezzato, i lettori lo hanno apprezzato moltissimo, le lettrici un po’ meno.
Io di Bukowski so che era un poeta, non uno scrittore. Questa cosa ce l’ho ben chiara in mente e ho i miei motivi di pensarla, così come ognuno è libero di pensare quello che vuole circa la sua scrittura, circa la sua persona.
In questo reportage ci sono le case dove ha abitato a Los Angeles, quelle ancora in piedi. Non gli appartamenti purtroppo, non sono riuscito a entrare nemmeno nella casa dove vive ancora Linda.
Ho citofonato, non ha aperto nessuno.
Anche io avrei fatto lo stesso, se fossi stato in Linda.
Ma forse semplicemente non era in casa.
Non so cosa possa rappresentare una cosa del genere, intendo il fotografare le case dove Charles Bukowski ha vissuto fra gli anni 30 e gli anni 90 del secolo scorso.
So che ho una fissazione per le tombe dei poeti e degli scrittori, li inseguo, quando posso: Kafka, Proust, Corso, Baudelaire, Amelia Rosselli. Naturalmente in questo tour, già che ero a Los Angeles, ho inserito anche la tomba di Bukowski, e prima di scrivere queste poche righe mi sono chiesto cos’è che mi attira tanto.
Una risposta non ce l’ho. Cosa ci spinge a fare le cose? Segnali elettrici che si attivano nel cervello e ti fanno venire voglia di visitare la Scozia. Cosa speri di trovare in Scozia?
So poche cose, frutto di oziose riflessioni. So che il turismo ha una qualche connessione remota con la religione. Visitare la torre Eiffel, il Colosseo, andare a Ground Zero, guardare i resti di Machu Picchu. Fotografarli. Non è come un pellegrinaggio? Solitamente quando visito una città non sento una particolare attrazione nel fotografare i monumenti, ma se c’è la tomba di un poeta o di uno scrittore in giro di sicuro non me la perderò.
Cosa significa?
Qualcosa di ancestrale che ha a che fare con l’adorazione, con i riti.
Non essendo credente, forse la mia religione è la scrittura, e sublimo questa mia debolezza inconsciamente, fotografando tombe, andando nei luoghi dello scrittore. Non saprei cos’altro dire.
Ero stupidamente emozionato davanti alle case, che immaginavo un po’ come delle teste dove dentro sta il poeta, che ha trascorso le sue notti facendo sbattere i pensieri contro il cranio del soffitto. E’ una cosa infantile immaginare quelle case come ulteriori teste di Bukowski, come i suoi lineamenti. Erano i suoi rifugi. Lo hanno ospitato. Guardando le finestre mi sembrava di guardalo negli occhi. Non è così. Sono solo case. Le case dove Bukowski ha abitato a Los Angeles.
Ma questo forse è il modo di rendere omaggio alla mia Mecca, alla mia San Pietro.
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Charles Bukowski nasce ad Andernach, in Germania, nel 1920. I genitori si trasferiscono negli Stati Uniti, prima a Baltimora e quindi a Los Angeles. In questa casa.
Qui Bukowski cresce. Quello è il prato che il padre lo obbliga a tagliare al millimetro, per poi controllare se c’è anche un solo filo d’erba più alto dell’altro.
In questo casa lo picchia. Bukowski odierà i prati per tutta la vita.
Abita qui quando pubblica il suo primo racconto, “Aftermath of a lenghty rejection slip” sulla rivista Story. In questa casa comincia a bere all’eta di 14 di anni, un’abitudine che non abbandonerà mai per il resto della sua vita.
Su quel prato un giorno volarono i fogli sui quali Bukowski aveva scritto, trovati dal padre.
Questa casa la lascerà, per cominciare un periodo di vagabondaggi.
In questa casa tornerà dopo 17 giorni di carcere per non essersi fatto trovare durante il periodo obbligatorio di leva.
E’ nelle case d’infanzia che si formano le persone.
Guardala.
Alla morte del padre, Bukowski la venderà immediatamente per 15.000 dollari.
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In una lettera a Whit Burnett Bukowski dice: “Non sto scrivendo molto ultimamente e sto avendo difficoltà a tirare avanti come sempre.”
In questa casa Bukowski non scriverà. Non scriverà per dieci anni.
“Ero troppo impegnato a bere” risponderà a chi gli chiederà di quei dieci anni: “Una sbronza piuttosto lunga.”
In questa casa resterà solo 6 mesi.
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Bukowski in questo periodo non scrive.
Alla fine della strada dove vive c’è un negozio di liquori.
Ho domandato, è lì da anni, nessuno sa quanti.
Puoi immaginarlo uscire a piedi, fare la piccola discesa, comprare da bere e tornare in casa.
Bukowski in questo periodo non scrive.
Comincia, invece, a lavorare all’ufficio postale.
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Bukowski lavorerà qui dal 1958 al 1970 come postino. La sua esperienza è racchiusa nel suo primo romanzo “Post Office“.
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Nel 1955, dopo una sbronza particolarmente impegnativa assieme alla compagna dell’epoca, Jane Cooney Baker, Bukowski viene ricoverato per un’ulcera perforante. Si salva per miracolo, e appena uscito comincia a scrivere poesie.
Nel 1962 Jane, considerata da alcuni critici il suo unico amore, muore.
Bukowski si getta a capofitto nello scrivere.
Comincia a pubblicare con Outsider.
Tenta il suicidio con il gas e si sveglia con un gran mal di testa.
Arriva la prima recensione importante da parte di R.R. Cuscaden.
La prima intervista nel Chicago Literary Times.
Legge per la prima volta poesie in radio per 45 minuti.
Incontra Frances Smith, dalla quale nascerà Marina.
In questa casa Bukowski compone “It catches my haeart in its hands”, la sua prima raccolta di poesie.
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Pubblica un annuncio dove si offre di scrivere un libro per chiunque gli invii 500 dollari.
Scrive il poema “Crocifisso nella mano di un morto”.
Si separa da Frances Smith.
Incontra John Martin, che diverrà il suo editore, il quale gli offrirà 100 dollari al mese per smettere di lavorare e scrivere solamente.
Bukowski si licenzia.
Finisce il libro “Post Office”.
Incontra Linda King.
Registra in casa l’album “90 minutes in hell“.
Qui scrive “Diario di un vecchio sporcaccione”, “At terror street and agony way”, “Storie di ordinaria follia”. Questa è la casa dove Bukowski diventa uno scrittore.
Grazie all’impegno di Richard e Kim Schave, che adesso organizzano tour turistici nei luoghi di Bukowski, è divenuto luogo di interesse culturale e storico a Los Angeles.
Una targa, fuori, lo ricorda.
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Vive in questa casa con Linda King, fra alti e bassi.
Rimane solo 6 mesi.
Pubblica “A sud di nessun nord”.
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E siamo alla fine del viaggio. In questa casa Bukowski vivrà fino alla fine dei suoi giorni assieme a Linda Lee Beighle, incontrata ad un reading al Troubadour nel 1976.
In questa casa è avvenuta l’intervista con Fernanda Pivano finita nel libro “Quello che importa è grattarmi sotto le ascelle”.
Leggendo quest’intervista si riesce ad avere un’idea di chi fosse Charles Bukowski, detto Hank.
A chi gli chiedeva ma tu come scrivi, come crei? La sua risposta è stata: “Non lo fai. Non provi. È molto importante: non provare, né per le Cadillac, né per la creazione o per l’immortalità. Aspetti, e se non succede niente, aspetti ancora un po’. È come un insetto in cima al muro. Aspetti che venga verso di te. Quando si avvicina abbastanza, lo raggiungi, lo schiacci e lo uccidi. O se ti piace il suo aspetto ne fai un animale domestico.”
E sulla sua lapide, nel Green Hills Memorial Park a San Pedro c’è scritto proprio così: “Don’t try.”
Non provare.
p.s.
Un ringraziamento particolare al sito http://bukowski.net/ che mi ha reso possibile rintracciare gli indirizzi.
Buongiorno Ale. Mi ha commossa questo tuo articolo. E allora forse c’e’ anche da chiedersi – cos’e’ la lettura. Come avrei reagito a questo articolo, se non avessi oggi un particolare stato d’animo. E cosa rende diverso un articolo scritto da una persona che riesco sempre ad apprezzare. Credo siano solo piccole forme di poesia. Piccoli aneliti di passione, empatia e umanità che diversamente non saremmo in grado di esprimere. ……… probabilmente, la “soluzione” e’ tutta lì … non provare e sentirai.
L’ha ribloggato su BLOGregular …RELOADED!e ha commentato:
L’Ansuini sulle tracce di Hank.
Bello.
Complimenti per l’articolo.
Le scrivo da http://www.abebooks.it perchè siamo interessati ad utilizzare la foto della tomba di Bukowski per un articolo sul nostro sito con link diretto al suo blog come credito.
Le chiedo di mettersi in contatto con me per maggiori informazioni via email.
Grazie e buona giornata,
Luca Monopoli