Ho letto Sognando Maria Callas di Alessandro Ansuini. Anzi di Alessandro Fochetti Ansuini. L’ho letto con la colpevole tara di chi conosce l’autore, le bizze, la pervicacia, il talento, il taglio obliquo che il talento riesce a dare alla realtà per renderla sfiorabile. Con la presunzione ancora più colpevole di conoscere queste cose, quando invece non si conosce niente, ma al più si fa, in questo caso si legge.
Si legge dentro e fuori di Enea, un nome ostico che sa di eroe, di un eroe come si può essere nei tempi lunghi della depressione e della noia che smangia il nostro esserci quotidiano, non soltanto in Giappone o in Danimarca. La depressione del post tutto che invade le strade, le piazze, le case e le cantine di Bologna, prototipo di ogni città post, dove tutto può far finta di accadere, compreso il progetto in cartapesta di un lungometraggio in bianco e nero con protagonisti degni di Tod Browning.
Ho letto una prima volta Sognando Maria Callas avendo in testa gli occhi a parabola di Alessandro, l’ho letto una seconda con lo scandaglio di chi cerca tra gli scogli bassi la via per uscire in mare aperto e l’ho letto quindi una terza volta, trovando finalmente in questa terza volta l’acuto altissimo e sommesso di Maria Callas che canta la luce debole della luna, quella che permette di distinguere tra le ombre piatte della notte.
Ho riposto Sognando Maria Callas tra le altre cose che ho di Alessandro (definirli tutti libri sarebbe eccessivo, molti sono origami, miniature, imbastiture, sfridi di editoria cucita a mano), nell’idea che in tanta vicinanza ogni parola scritta avrebbe trovato il modo di collegarsi alle altre, continuando la reazione a catena delle note che esplodono il racconto portante del romanzo verso l’universo. Perché in fondo ogni parola è solo il presupposto affinché un’altra ne segua e un’altra e un’altra, parole davvero cucite a mano quelle di Alessandro, che cercano, che spesso riescono a emozionarci o a disperarci sul serio, scavando con le unghie nella sabbia torrida alla ricerca di qualcosa che ci parli sul serio della vita.