Mi incontra per strada e mi dice con un certo entusiasmo: – Ciao. – Ma io non so chi sia, così gli rispondo: – Ciao. – Poi mi dice: – Ma tu non fai tipo dei video? – E io non faccio video, per cui gli dico: – Sì. – Allora lui mi fa: – Guarda, stiamo vagliando dei video per il Video Year Art Book qui a Bologna, sono dentro alla commissione che decide, capisci, c’è anche Birilli, hai presente, insomma dammi qualche video che te lo metto dentro, anche i tuoi amici, come si chiama quello con la barba, digli anche a lui di darmi qualche video che siete già dentro praticamente, capisci? – Mi segno la sua e-mail e lui mi dice anche una data di scadenza per tutta questa faccenda, ma io mi dimentico. Così lo incontro qualche settimana dopo e lui con entusiasmo mi ferma e mi dice: – Ehi, ciao. – Io non lo riconosco, per cui gli dico: – Ciao. – Sicché lui mi dice: – Allora, quei video? Non mi hai più mandato niente, la deadline è scaduta ma c’è arrivata solo della merda. Dài, dammi qualche video che te lo metto dentro, sono nella commissione giudicante, capisci, tu mi dai i video e sei dentro, hai tempo ancora due settimane. – Così mi segno la sua e-mail e mi dimentico. Lo incontro due settimane dopo sotto casa e lui mi viene incontro e mi dice: – Ciao! – Io stavolta lo riconosco e prima che possa dire qualcosa gli dico: – Ce l’hai una chiavetta usb? – E lui mi dice: – Sì, ce l’ho, perché? – Lo faccio salire in casa e gli do un video che ho registrato a Parigi col telefonino. C’era questo tipo, Pablo, che aveva questo appartamento non ricordo dove, insomma in casa aveva una specie di televisore da cui partivano metri e metri di fili alle cui estremità erano attaccate telecamere, e così durante una specie di festa mi accorsi che c’era una telecamera in ogni ambiente della casa, e dal televisore potevi guardare tutte le scene simultaneamente divise in quattro riquadri distinti, oppure scegliere un quadro e guardare solo una telecamera, e insomma c’era gente che suonava e gente che mangiava e gente che fumava e gente che urlava e gente che si spogliava e gente che si baciava, così mi sono messo a riprendere le scene col telefonino. Il televisore era in bianco e nero con queste immagini tipo telecamera dei supermercati molto poetiche. Alla fine ottenni un video che sembrava già montato, lo aggiustai un po’ e sotto ci misi una mia poesia, la mia voce che leggeva una poesia con sotto un tappeto musicale elettronico fatto da me a casa di Guillame. Avevo fatto tutto io mi ricordo, in una mattinata che ero molto ispirato: mi ero preregistrato la drum machine e avevo suonato la chitarra e l’avevo manipolata al computer. Era una cosa molto strana però mi piaceva molto, e così avevo fatto questo video e l’avevo chiamato 24h, e glielo misi nella chiavetta usb. – Benissimo, entro la fine della settimana ti do una risposta – mi dice lui. – Ma stai tranquillo che praticamente è già dentro, non ti preoccupare di niente – e uscì di casa col suo zainetto e io mi dimenticai della cosa. Finché tipo un mese dopo lo incontro e lui fa finta di non vedermi e io mi ricordo tutta la faccenda e gli vado vicino e gli dico: – Non mi hai più fatto sapere niente della cosa. – E lui mi dice: – Ah sì, il video, sì, certo, guarda, era stupendo, davvero una delle cose migliori che abbiamo ricevuto, davvero una bomba. Guarda, se fosse stato muto l’avremmo preso, ma purtroppo a decidere eravamo in parecchi e non c’è stato verso, c’è stato molto dibattito, questo sì, perché il video era davvero bellissimo, ma sai sotto c’era questa poesia, capisci, se non ci fosse stata la poesia sotto l’avremmo preso sicuramente, però purtroppo non eravamo tutti d’accordo, così non ho potuto inserirlo, mi dispiace, ma perché non l’hai fatto muto? – Io onestamente non sapevo cosa dire, per quanto mi riguardava poteva anche togliere l’audio, non mi interessava granché partecipare al Video Year Art Book, non mi interessava che gli piacesse il video o gli piacesse la poesia, non mi sentivo sotto esame, onestamente non sarei nemmeno andato alla proiezione, però ci rimasi un po’ di stucco, non sapevo davvero cosa dire, così dissi qualcosa come: – Non ti sono piaciute le parole della poesia? – Che se non ricordo male era una poesia che parlava di mia madre, comunque lui disse: – No, guarda, non è questione di piacere o non piacere, ma è un festival video, capisci, se fosse stato muto lo avremmo preso subito, ma la poesia, capisci,come dire, la poesia è una cosa vecchia, una cosa sorpassata.

buffo come inallegabile e sorpassata alla fine risultino essere sinonimi. il problema secondo me, è solo che ti sei accontentato di recitare la poesia e basta: se tu avessi almeno accennato a rapparla, stai certo che il video te l’avrebbero preso subito, yo!
: ))
A quel punto preferivo la versione muta Malos 😉