1 Ci piace vagabondare per le città. Noi andiamo a visitare le città che non sono le nostre, per guardarle, e fare cose che solitamente non faremmo nelle nostre città.
2 come stare seduti e guardare gli altri camminare.
3 come prendere un gelato alle undici e un quarto di mattina.
4 la città che visitiamo oggi è Firenze.
5 a Firenze ci sono le case, le basiliche, le cattedrali, i campanili e i battisteri.
6 ci mettiamo sotto a un campanile e lo guardiamo dal basso, con il mento all’insù.
7 a volte sospiriamo senza motivo.
8 qualcuno dice: bello.
9 una ragazza con una maglietta con scritto “wild thing” guarda la cattedrale, tira fuori il telefonino, inquadra la cattedrale per fare una foto ma non la fa. Abbassa il telefonino e si guarda intorno. Si annoia.
10 i sindaci delle città si vantano dei molti turisti che le affollano anche se loro non c’entrano nulla con le cattedrali costruite, con i battisteri, con i campanili. Fosse per loro non ci sarebbe niente, però se ne vantano lo stesso.
11 per esempio: il sindaco di una città che non posso nominare non è capace neanche di cambiare le batterie di un telecomando e si vanta di un’opera di Leonardo.
12 il turismo ha qualcosa a che fare con la religione, ma senza quel senso di paura, di sfondo, di abisso che parzialmente giustifica ogni credenza spirituale. Il turismo è una religione stupida, che si fa senza nessun motivo apparente.
12A forse per noia.
12B forse perché non c’è molto altro da fare.
12C forse perché lo fanno gli altri.
12D forse perché ci sono troppe cose da considerare per analizzare qualsiasi situazione e predisposizione a farla e perché comprenda noi o perché ci escluda.
12E quindi lasciamo stare. Concentriamoci sulla scelta degli outfit sollecitati da leggerissimi influencers.
13 ecco una persona davanti al David, alza il telefonino, lo fotografa, quindi si gira e con un indice fa in modo che l’elastico dei suoi pantaloni allenti la presa sulla sua vita allargandolo; quindi si gratta un gomito.
14 un’altra persona vicino a questo soggetto dice: hai visto le mani?
15 quali mani?
16 c’è una grande quantità di disprezzo presso i camerieri delle città, che non esitano a riversarlo suoi clienti, sotto il vetro di una forza trattenuta.
17 tutto questo è comprensibile.
18 il disprezzo è talmente tanto che esce fuori dai ristoranti e guarda i camerieri, quasi dall’alto.
19 una volta il disprezzo era talmente tanto che ha minacciato con un coltellino svizzero un cameriere.
20 c’è molta pelle nei negozi di Firenze, giacchetti, guantini, borse, zaini, portamonete.
21 come si fa a scegliere in quale negozio entrare?
21A così:
22 si entra in un negozio, si compra qualcosa, si esce, e si pensa: e adesso?
23 potevo entrare in quest’altro negozio.
24 o in quest’altro.
25 che differenza fa?
26 un tedesco scatta una foto a un segnale stradale su cui qualcuno ha praticato una forma d’arte. Schon, dice ridendo. I piedi di tutti, distesi come cadaveri dentro i sandaletti si guardano e vorrebbero coprirsi dal sole ma non lo fanno perché.
27 i piedi non hanno mani atte a schermarsi.
28 la quantità di infradito indossata dai turisti per girare attraverso la città fa capire meglio il discorso legato al turismo come simulacro di stupidità un po’ ottusa.
28A abbiamo una notevole quantità di crampi, vesciche, posture forzate che porteranno a dolori invernali. E ancora cerotti, bende, antidolorifici.
29 ma non riguarda tutti in quanto si notano diverse scarpe tecniche, adatte, sofisticate, con laccetti, rivestimenti, gomme, intelaiature, scanalature, tele traspiranti, tessuti ipoallergenici, che garantiscono al piede di perlustrare la città con una certa comodità, se può esistere comodità in una distesa innaturale d’asfalto.
30 gli occhi di tutti sono coperti da occhiali da sole.
31 sotto al battistero i nostri occhiali da sole si issano come spade verso il cielo, prima di una battaglia.
32 ma non c’è nessuna battaglia, solo code, bastoncini di selfie, merde di cani dai colori sgargianti, seccate dal sole.
33 un bambino giapponese da un calcetto a un piccolo escremento rinsecchito mandandolo a sbattere contro un muro settecentesco.
34 trentaquattro.
35 il sole permette ad alcuni monumenti di essere fotografati solo a certe ore del giorno, ma questo presuppone una qualche forma di consapevolezza nella fotografia, cosa che riguarda la minima parte dei turisti.
36 eccone uno che fotografa Ponte Vecchio con un Ipad.
37 le cose devono essersi confuse parecchio di questi tempi.
38 infatti ce n’è uno che legge il giornale sulla sua macchina fotografica.
39 un paio di svedesi, quasi una coppia, fanno foto controsole: come se sfidare una stella potesse portare qualcosa di buono.
40 come se fosse possibile.
41 le mani di una signora tedesca accarezzano i pertugi di un portafogli in pelle.
42 i peli del naso di un greco sfiorano la pelle di un portamonete annusandola.
43 cosa ci facciamo noi qui?
44 per accertarcene ci facciamo un selfie che certifichi dove siamo.
45 ecco, si ha bisogno di sicurezze.
45A ehi amigo vuoi una rosa?
45B sciao bella.
46 prendiamo un thè alla pesca ghiacciato seduti su una poltrona reclinabile leopardata bevendo da una cannuccia.
47 il freddo al centro degli occhi ci dice che abbiamo sbagliato qualcosa, dovevamo bere più piano.
48 beviamo più piano.
49 un uomo suona canzoni d’amore con la chitarra acustica mentre le persone sono in coda per salire alla cupola del Brunelleschi.
50 nelle pasticcerie lo zucchero cade dalle brioche.
51 i tramezzini sono falsi, falsissimi, ingannevoli.
52 alcune borse sull’asfalto sorvegliate da venditori ambulanti indicano i tramezzini additandoli di falsità indicibili.
53 da un certo punto di vista si può pensare agli intestini dei turisti, ammassati nelle loro pance bianche o rosa, elaborare e spingere in avanti le feci, assorbendo i nutrimenti da minuscoli villi.
54 questo somiglia un poco alle code per entrare agli Uffizi.
55 ma non tutti assorbono.
56 i custodi museali fissano i loro smartphones indossando ciabatte e sbadigliando, stravaccati sulle sedie.
57 non custodiscono, musealmente, un bel niente.
58 gli Uffizi sono due corridoi ai lati dei quali si aprono stanze colme di quadri che nessuno guarda realmente.
59 i corridoi sono pieni di statue, e affreschi, e quadri che inspiegabilmente coprono gli affreschi.
60 si può provare a contare gli occhi dipinti alla galleria degli Uffizi, oppure a indovinarne il numero come si fa con i barattoli pieni di fagioli.
61 occhi morti, dipinti, che ti seguono con lo sguardo.
62 un San Sebastiano Ercole ha la posa di Ian Gallagher quando canta.
63 anche i suoi occhi ti seguono con lo sguardo.
64 ci affacciamo un nanosecondo da una finestrella che dà sulla Tribuna e scattiamo una fotografia a casaccio.
65 un turista dice che i quadri sarebbero anche belli se non trattassero solo di donne che tengono in braccia bambini o Gesù.
66 sarebbero quadri bellissimi se magari raffigurassero danze, duelli, battute di caccia.
67 un bambino deforme dalle braccia di una madre deforme, in un quadro, guarda questa scena con gli occhi mummificati dei quadri.
68 finalmente è ora di togliersi le nostre nike di samotracia.
69 rilassarci un po’.
70 mangiando una coppetta di gelato da 5 euro.
71 tutto quello che guardiamo non lo ricorderemo.
72 non ricorderemo niente.
73 scattiamo una foto con un telefonino a un lucchetto su Ponte Vecchio.
74 un barbone dorme a Ponte Vecchio, al tramonto, con le coppie che si baciano sopra di lui.
74b è lui il Ponte Vecchio
75 sciao bello.
76 attenzione: si sente il ronzio dei frigoriferi, se uno sta attento.
77 i calendari dondolano.
78 adesso un norvegese emette un piccolo peto in un paio di pantaloncini da mare, davanti alla venere di Botticelli.
79 a proposito: anvedi, pare Sara Felberbaum, aa pischella de De Rossi, dice uno di Ostia guardando il volto della Venere in un calendario a Piazza della Signoria.
80 i pinocchi-souvenir, soffocati dentro alla plastica, cercano di scappare bucando i sacchetti coi loro nasi.
81 sono marionette, dice il venditore, ne tira fuori uno e gli fa fare due passetti, quattro passetti.
82 deja vu.
83 per fortuna si torna in albergo per riposare, dieci minuti, cambiarsi, guardare gli armadi vuoti, gettare un occhiata in fondo agli scarichi dei rubinetti.
84 poi di nuovo fuori, a fotografare la luna sopra ponte vecchio.
85 la luna non si contiene nelle fotografie.
86 viene male.
87 viene piccola.
88 non sembra la luna.
89 attraverso il disprezzo dei camerieri, uscire vincitori oltre una ribollita mangiata d’estate, un gelato da Venchi, cioccolato fondente e limone, chiede una brasiliana, il rumore delle palette dei gelatai che ammorbidiscono le creme sbattendole più e più volte sui bordi.
90 ascoltare una violinista fare la sigla di Games of Thrones.
91 una coppia sembra estasiata, lui chiude gli occhi e abbraccia la sua dolce metà, indossando mocassini con le nappine senza calzini.
92 un gruppo di cileni si fa un selfie ridendo e sembrano falsi, sembrano tutti falsi.
93 le borsette sull’asfalto sogghignano e additano i cileni
94 io mi sento superiore per una trentina di secondi.
95 consapevole.
96 ho un libro di Kirkgaard in valigia.
97 tutt’è trovarlo.
98 finalmente sdraiato nel letto chiudi gli occhi. Ogni cosa è oscura. Un frattale di buio che si contorce dentro l’oscurità. Sfilano sotto alle palpebre i muscoli levigati delle statue di marmo. Cani zoppi. L’Hard Rock Café. Il rumore del mare, di mia madre, che è il mare.
99 chissà cosa.
100 c’è per colazione domani mat
Ansui’ la prossima volta che vieni fatti sentire che ci prendiamo un caffè senza disprezzare i camerieri. Manco da Firenze da marzo ma tra poco torno per restarci, agorafobia compresa. Classic bob-regular
Hai ragione Bob. La prossima volta non mancherò di avvisarti, non ci ho proprio pensato!
nessun problema amico mio (poi, come detto, ero già scappato) alla prossima!