Se volete, potete chiamarle corde.
Incorniciate dall’osso ioide, ancorate dal legamento tiroepiglottico, i legamenti vocali, in numero di due, si tendono o contraggono al passaggio dell’aria, coadiuvati, nella fonazione, da quel muscolo chiamato lingua.
Tutto il processo, con l’aiuto di sei diversi muscoli, permette all’essere umano di dire a un altro essere umano che dieci minuti fa ha visto un elefante, un accesso privilegiato all’informazione virtuale preclusa alla maggior parte delle forme di vita sul pianeta. Solo le api, pare, riescano a comunicare di un posto che non si trova dove avviene la discussione.
Le api ballano. Gli uomini, e le donne, a volte cantano.
L’ape segnala che in un certo posto si può trovare del cibo.
L’uomo segnala che esiste il mondo dell’invisibile, oltre ciò che vediamo.
Ci si può innalzare, o sollevare, o trascendere, verso luoghi inaccessibili percorrendo, senza l’ausilio del corpo, le minuziose scale della voce quando s’intona in canto.
Ecco una donna sotto a una lampadina che tiene in braccio un bambino che piange.
Guardala cantare, mentre ondeggia dolcemente le braccia, introdurre il bambino al mondo dell’inesprimibile, dove non ha fame, o sonno, o tutto quello che un infante può pretendere, ma un regno dove la sua essenza viene ospitata da un rifugio privo di carne, sicuro, dove le la catena di note disegna una forma assoluta di pace, oltre il significato stesso delle parole, del linguaggio, che il bambino ancora non maneggia, né comprende.
E’ una formula magica, una scala a chiocciola, una spirale in grado di connettere la forma di pace del bambino con la forma di pace che l’ha assunto.
Gli uomini cantano da sempre, non possono fare altro.
Il canto è una rozza chiave ancestrale, incomprensibile, in grado di aprire porte d’accesso su mondi sottili, vicinissimi eppure lontanissimi.
Perché per far esistere un viaggio fra un regno ad un altro si ha bisogno di una scala che ci conduca, e di un paio di gambe che la percorrano.
Se volete, potete chiamare questo percorso “canto”.
Il luogo da dove proviene, potete chiamarlo corde vocali.
Il luogo di destinazione potete chiamarle orecchie.
Ma c’è dell’altro. E Lo sappiamo.
Le api continuano a danzare, gli uomini a cantare.