Il cuore delle cose è sempre ingannevole.
Perché i fiori sono rossi?
Il cuore delle cose ci dice che sono rossi perché la luce policromatica che sopra vi si riflette ha una lunghezza d’onda compresa fra i 574 e i 600 nanometri, che viaggia ad una certa frequenza.
Ecco come stanno le cose, quindi addio, romantici.
Ma i fiori, sono rossi?
Il nostro cervello interpreta per noi la riflessione della luce sul mondo, noi possiamo solo fidarci.
Mettiamo subito le cose in chiaro.
Anche la musica, di suo, non esiste.
Chi prende nota delle melodie che si formano fra gli anelli di ghiaccio di Saturno?
Che suono fa il vento nelle valli di Plutone?
La vita, in un certo senso, si documenta da sé.
Chi documenta i documentaristi?
S’innalza da un fondale oscuro, strisciando, opponendosi alla staticità. Si muove in frattali, la vita. S’innalza scorrendo in fiumi, radici, sangue, rami, capillari, tutti appartenenti alla stessa famiglia di forme geometrica, una retta che si biforca, e ancora, e ancora. E’ la natura.
Impalpabile e feroce, acquattata sotto alle foglie dell’autunno, così esclusiva, indifferente alle voci, alle intonazioni, ai canti, ella è morta e sognante da sempre mentre noi siamo solo la coda di un paio di ere geologiche racchiuse in calce al progetto; la natura s’è assopita qualche istante, e la vita ha potuto sbattere la pinna sulla pietra, fuori dall’acqua, per qualche minuto.
Ma non è forse eterno, per noi esseri umani, questo dimenarsi nel fuoco di un qualche caduco istante universale?
La natura di Marte ci consegna una fotografia dal futuro.
Ma noi abbiamo menti che non considerano le fotografie, noi dobbiamo scegliere i cappotti ad ogni cambio di stagione.
Adagiati in un eterno presente che per quanto ne sappiamo non fa altro che tirare, come un’amaca distesa fra passato e futuro, in questo dondolare che chiamiamo vita, così ci rimettiamo alle scelte che la natura perpetra e anche da quelle dalla cui comprensione siamo esclusi.
Noi ci adattiamo alla sua furia e sappiamo godere dei minuti di gentilezza.
Noi non giudichiamo ciò che non possiamo giudicare.
Mancavi!
….
C’e’ una cosa che mi spinge anzi mi permette di tendere all’estasi: il cervello non interpreta. Calcola. Ma, lungi dal determinismo o dal riduzionismo, questa e’ la radice dell’operosita’ di un sistema che involontariamente produce bellezza.
E fu cosi’ che i fiori divennero rossi e ce ne innamorammo anche.
Ciao!