La bolla

(Lezione tenuta del professor G.C., 15 Ottobre 2057, Università La Sapienza di Roma)

Un po’ di cenni storici, che a molti potranno sembrare delle banalità, ma lo faccio semplicemente per ribadire un assunto che voi studenti di Storia Moderna devete tenere sempre a mente: contestualizzare.

Il virus cominciò a diffondersi in Cina, nella regione di Wuhan, attorno alla fine del 2019, anche se studi recenti confermano che fosse in giro da almeno tre mesi prima, e sterminò, nella sua prima forma, quella passata alla storia col nome di Covid 19, un milione di persone, per la maggioranza anziani, prima della scoperta del primo vaccino.

In questa fase, nell’estate del 2020, quando il virus allento’ la sua presa e gradualmente alcuni comparti produttivi vennero riaperti, le persone cominciarono lentamente a riuscire fuori dalle proprie case, dove erano state recluse per mesi.

Purtroppo, era ormai insita in una parte del nostro cervello una sorta di allarme rettile, che si tramutava in un’ancestrale diffidenza per ogni altro essere umano che non faceva parte del nostro nucleo familiare.

Ricordate le ridicole trovate dei separatori in plexiglass sulle spiagge?
E gli ancor piu’ ridicoli separatori del ristorante?

Quando le prime sfere comparvero, i passanti con il naso e la bocca coperti da mascherine, sciarpe o foulard, fotografavano questi strani soggetti avvolti in una sfera di materiale plastico trasparente, e li postavano sui socials dell’epoca.

Non è ben chiaro se la diffusione prese piede dal momento che qualche celebrità si fece vedere in giro in una di quelle che vennero subito chiamate “sfere”, o se il fatto che le sfere stesse, oltre ad avere una notevole capacità difensiva, risultarono essere divertenti, oltre che efficaci.

Certo, poi fini’ come fini’, quando lo spagnolo se ne venne fuori con la sua invenzione, ma allora la situazione era poco chiara o, se volessimo usare un termine più calzante, assurda, poiché le informazioni in possesso della comunità scientifica erano ancora altamente carenti.

Il governo, per voce del Presidente del Consiglio, un uomo qualunque salito alla ribalta improvvisamente che si rivelo’ essere una sorpresa per tutti, aveva ampiamente chiarito che il distanziamento sociale doveva permanere almeno per i prossimi due anni, e forse questa fu un’altra delle ragioni che spinse gli esseri umani ad adottare la Sfera, con tutte le sue implicazioni e difficoltà.
Sembrò un gesto di rivalsa.
Se non puoi uscire dal tunnel, arredalo, diceva un tweet non particolarmente originale.

La sfera era una sorta di palla di plastica, (anche se in realtà il materiale utilizzato, inventato da una start up norvegese, si chiava Polyamil 49, numero che diede adito, all’epoca, a notevole ilarità, in quanto il numero 49 veniva associato dalla popolazione alla somma sottratta da un partito oggi scomparso, che si faceva chiamare Lega) disponibile in varie dimensioni, che comunque dovevano contenere l’interezza di un essere umano adulto, alla quale si accedeva attraverso una fenditura che poi veniva richiusa, prima che dell’aria ci venisse pompata all’interno. Per farla funzionare bastava mettere un piede davanti all’altro, senza esagerare con la velocità, e cercare di farla andar dritta, cosa che all’inizio si rivelò essere particolarmente difficoltosa, soprattutto nella fascia dei cosiddetti boomers, 40 – 50enni che volevano imitare i ragazzi ma risultavano essere, per qualche imprecisata ragione, particolarmente impediti nelle cose pratiche.

Ecco un’altra banalità: la specie umana è particolarmente adattiva, e quello che all’inizio sembrava essere un impedimento, ossia far rotolare la sfera in maniera pulita e ordinata, si risolse abbastanza presto.
“E’ come andare in bicicletta”, disse l’uomo della strada intervistato dentro a una sfera da un intervistatore dentro a una sfera.
Fu anche coniato un neologismo che indicava l’atto del camminare in una sfera, ossia “rollare”.
Caro, dove sei? Sto rollando verso casa, rispondeva il marito con gli occhi fissi sul telefonino.

La sfera, come ricorderete e come oggi ai tanti giovani che studiano quel periodo storico provoca un sorriso, (un po’ come le prime biciclette che avevano una ruota enorme e una piccola) risultò offrire soluzioni e disagi.
Se all’inizio veniva usata solo per gli spostamenti atti a recarsi sul luogo di lavoro o a fare la spesa, la nuova abilità nel pilotarle e il fiorente mercato che ne stava nascendo attorno alla fine spinse i produttori a cercare alternative alla costrizione che potesse essere usata solo in luoghi aperti.
D’altronde, banalità numero 3, non si poteva andare al ristorante dentro alla sfera, non ci si poteva sedere. Come risolvere?

Il processo fu lento ma inesorabile: all’inizio le fabbriche brandizzarono le sfere, Kim Kardashian si fece vedere in giro con una sfera di Gucci, ritraente moltissime G disseminate lungo tutta la superficie, che però risultarono fastidiose alla visibilità, una sciocchezza, se pensate a quello che la moda tutt’oggi ci costringe a fare. (chiedetelo alle donne che camminano con i tacchi alti!)

La ditta americana Supreme fece delle sfere con la scritta Supreme la cui aria all’interno risultava essere aromatizzata, aria che veniva venduta in apposite bombole che si si rivelarono un altro notevole mercato da sfruttare.

Così si poteva girare in una sfera il cui ambiente interno era vaporizzato al profumo di muschio bianco o il più classico odore di negozio Abercrombie & Fitch, uno degli aromatizzatori per sfere più venduti in assoluto.
Particolarmente apprezzata fu la sfera che permetteva di fumare al proprio interno, anche se l’odore dei vestiti, oltre alla visibilità, ne risentivano molto.

Fu nel momento in cui a Los Angeles comparvero i primi Sfera Bar che le cose si complicarono, e la situazione cominciò a controllare i controllori, che è il punctum della nostra lezione odierna di Storia Moderna.
Cio’ che era nata come uno scudo contro gli agenti esterni condizionò la struttura stessa della società, che cominciò ad adattarsi alle sfere e alle loro problematiche.

Studenti del 2057, adesso questa cosa vi fa ridere, ma siate clementi: era in atto la più grande recessione che la società umana avesse conosciuto e le risposte a volte risultarono essere assurde, come poi avete ben imparato a conoscere.
Si brancolava nel buio.

Vennero create strade speciali per i pedoni dove poter camminare all’interno della propria sfera ed evitare fastidiosi scontri che si erano verificati all’inizio, che avevano provocato più di un incidente, in alcuni casi anche di gravità eccezionali, anche se sporadici. (Leggenda vuole che una signora di Glasgow perse addirittura la vita e ci fu grande dibattito se inserirla nel conto dei morti delle persone dovute al virus o “con” il virus. Dibattito che si risolse, come la maggior parte dei dibattiti, in uno stallo alla messicana fra due fazioni opposte)

Gli Sfera Bar inventarono, per garantire la sicurezza e la salute dei loro avventori, di inserire la propria Sfera personale all’interno di un’altra leggermente più grande che veniva fornita all’ingresso.
A quel punto si poteva lasciar sgonfiare la propria sfera e usufruire del drink, con vista sul Pier di Santa Monica, per rigonfiarla prima di andare via dal locale con la propria bombola che veniva tenuta in degli speciali zainetti che aprirono ulteriori fette di mercato. (I famosi “Sferopack, mai più senza”)

Successivamente fu la volta degli SferoCinema, quindi degli SferoTeatri. Tutto era stato semplicemente risolto allargando le entrate e togliendo le poltrone. Tanto ormai, questa è storia, ognuno all’epoca nel proprio Sferopack aveva anche una sedia portatile (di proprietà intellettuale dell’Ikea) per accomodarsi.

Gli SferoMusei rivelarono avere anche dei vantaggi, in quanto, come saprete, se prima era impossibile fotografare il “Guernica” di Picasso senza fastidiose teste o braccia che si ponevano davanti, per dire, ora si riusciva ad ammirare le opere anche con una certa tranquillità, senza dimenticare che gli ultimi modelli di sfere potevano essere upgradati con le cose più svariate, fra cui le spiegazioni delle opere d’arte nei musei, tecnologia che come ben saprete utilizziamo ancora adesso.

Le nostre città a misura di Sfera oggi fanno sorridere, e come saprete il virus ha continuato a mutare ed è diventato via via più aggressivo e più letale, reinventandosi ogni volta da capo, come Madonna (se non sapete chi sia Madonna studiate il glamour del XXesimo secolo!) scrisse un utente non particolarmente originale su Twitter e ormai, ci dicevano, era dappertutto, nell’aria, e questo, lo capirete anche voi, rese la nostra società una società terrorizzata.

Dunque, contestualizzare e ragionare.

Forse fu proprio questo terrore alla base del successo delle sfere, che oggi potete vedere nei musei di mezzo mondo che, lo ricordo, rimase incontrastato per una decina di anni, finché un tassidermista spagnolo (non l’inventore delle tapas, anche se ci furono diverse ironie anche su questo) tirò fuori la più semplice delle idee e propose di ridurre la sfera a una dimensione tale da ricoprire solo la testa, e la brevettò, con il nome che oggi conosciamo tutti di HeadSfere, o come viene comunemente chiamata “la bolla”, attraverso la quale ci guardiamo negli occhi.

Proprio come una di quelle che adesso indossate anche voi che, ecco, proprio in questo momento ci segnalano che la lezione è finita.

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2 pensieri su “La bolla

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