Guarda i suoi piedi. Quanti anni ci sono voluti per far sì che quei calletti induriti si formassero? La pelle attorno si screpola e si spacca senza dolore. Lei li ignora. I suoi piedi non sono al centro dei suoi pensieri se non c’è un motivo per metterceli. Chi li noterà, fissandoli, e chi, allungando una mano esitante e quindi un dito potrebbe avere la tentazione di toccarli?
Adesso guardiamola dall’alto, come se fossimo appesi sopra di lei. E’ sdraiata nel letto e la pressione del suo corpo fa sì che il materasso la respinga e le collida, la sostenga in una fattezza di concavità invisibili. Alcune piccole cicatrici sulle caviglie, che sembrano essere state fatte da rovi ormai trapassati nel tempo. Le sue ginocchia hanno la cartografia di sabbie mobili, di dune desertiche.
Ha le gambe molto lunghe, glielo dicono tutti.
Posta sul letto con gli occhi rivolti al soffitto, le braccia lungo i fianchi come una persona che sta facendo il morto a galla in una piscina. Ora inclina la visuale e arriva al punto di poterle osservare le narici da sotto, immagina di avvicinarti e tramutarle in due cavità separate dalla loro essenza nasale. Non è assurdo? Le si vedono le costole, la pancia che si solleva lentamente e ritmicamente.
Non sta dormendo, perché ha gli occhi aperti. E’ ferma sul letto. Una vita dentro a una stanza.
Sollevati, guarda la sua casa. Dall’alto sembra un quadrato dentro al quale lei respira, anche se adesso diventa difficile immaginare che sia ancora lì dentro, sdraiata. Eppure è così. Continua ad alzarti e osserva la natura pelifera degli alberi, le altre case trasformarsi in macchie geometriche. Le strade adesso sembrano avere un senso, molto differente da quando ci sei nel mezzo. Qualcosa di naturale, con una coscienza, simile alle radici delle piante.
Lei adesso sbatte le palpebre, emette un colpo di tosse sommerso per grattare cose invisibili che sente sepolte dentro alla gola.
Ma tu non lo sai perché adesso la città potrebbe essere una cosa rotta, vista da quest’altezza, potrebbe essere qualsiasi cosa tranne che una città. Devi impegnarti per riportarla alla sua essenza, immaginare interni di negozi, semafori. Da questa posizione ormai è solo colore che sfuma o contrasta con altro colore.
Lei è in mutande, nel letto. Indossa un maglione però, un vecchio maglione chiuso con una cinta. I suoi capelli sono dello stesso colore del maglione. E’ una ragazza che pensa alcune cose specifiche che la rendono innocua. Non crede che adottare un certo comportamento la cambi in maniera radicale, al nucleo. Non crede di poter influenzare l’ambiente esterno. E quindi lo lascia scorrere, se lo lascia formare attorno senza rimanere atterrita, spaventata o illusa. E’ come respirare senza rendersene conto. Volendo si potrebbe semplificare l’intera questione dicendo che non crede che un voto, ad esempio, deciderà qualcosa circa il suo futuro. Sono altri attrattori, altri messaggeri, altre coincidenze che si assumono questo compito che in ogni caso esula dalle sue decisioni, dal suo corpo stesso. Vivere, morire. Ci credereste? Non ci vede differenza alcuna. Perché non si applica nella tentazione.
La città adesso sta diventando lontana dalla posizione in cui ti trovi, cominci a vedere i profili delle coste. La terra diventa una cosa del tutto geometrica, una curva. Ma salendo ancora più in alto, fin dove non c’è più un sopra e un sotto il pianeta appare come un sasso tondo, irregolare. Dicono che ruoti su se stesso. Ma queste sono cose in cui credere. Osserva, allontanandoti ancora di più la Terra diventa sempre più piccola, quasi minerale. Se hai pazienza e sei fortunato diventa una luce, minuscola, come una stella. Un lampione visto da una macchina in corsa al confronto è un quasar.
Lei si mastica l’interno di una guancia, sente l’interno della sua guancia come una piccola cosa frastagliata, e immagina i suoi denti lacerarne piccole porzioni. E’ quello che sta facendo, ma la sua ne percepisce solo la sensazione, è impossibilitata a visualizzarla. Chi può vedere del cibo masticato che scende in un esofago? Lei adesso sorride.
La Terra ormai è confusa con altre minuscole luci, non sapresti neanche ritrovarla. Forse neanche indicare la direzione in cui si trova. Non è assurdo? Sembrava tutto così reale.
In questo momento le stanno crescendo i capelli, ma non è una cosa che si può valutare guardandola. Alcune sue cellule stanno morendo, altre nascono. Microscopici residui di pelle le si staccano dalla cute e si depositano sul cuscino dove esseri praticamente invisibili con mascelle aguzze e ruvidi artigli ci si approssimano per masticarla.
La Via Lattea è una girandola, sembra una cosa mischiata se riesci a vederla di piatto, ma devi spostarti moltissimo. Altrimenti è una linea di polvere con una luce nel mezzo. Tu adesso la vedi così. Una linea di polvere, come un orizzonte. Ma fra poco diverrà un’altra semplice macchia di luce, un’agitazione di due semplici colori. A questo punto confusa con altri agglomerati.
Davvero, lei non ha pretese. Ha sempre cercato di vivere la vita in maniera tranquilla, senza particolari slanci o ambizioni. Senza desiderio. Affatto interessata alle conquiste nella scienza, mai voluto essere la Prima Ballerina alla scala. A suo modo è un dono, tutta questa pace che l’attraversa, che interpreta. Non puoi saperlo, ma adesso si sta spostando su un fianco. Avevi fatto caso se avesse dello smalto sulle unghie delle mani? E la sua stanza? Tradiva qualcosa della sua personalità? C’è della polvere che si muove con un atteggiamento marino attorno a lei. Differente da quella stazionaria che adesso osservi tu.
Ma non fermarti.
Continua.